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Campioni al Max: alle Maldive con il tennista Alexander Zverev

Massimo Terracina racconta i suoi incontri con i grandi campioni dello sport. A Finholu (Maldive) con il tennista Alexander Zverev E’ sempre più facile, girando il mondo, arrivare da qualche parte e trovare un campione che sta facendo vacanza li. Spesso non li riconosci, ma nel caso che vi sto per narrare, fai fatica a non capire che il giovanotto vestito di rosso, tutto marcato Adidas, alto quasi due metri è un atleta di fama mondiale.Poi, quando il management del resort maldiviano che ci ospita, Finolhu, grazie a Sporting Vacanze, specialista sulle Maldive e non solo, ti manda l’invito per il cocktail a “bordo campo da tennis” il gioco è fatto. Allora capisci che il tennis e questo giovane alto, magro e biondo sono sinergici. Così scopri che nel tuo resort alloggia Aleksandr Aleksandrovič Zverev, germanizzato in Alexander, nativo di Amburgo, (20 aprile 1997), un tennista tedesco, salito alla ribalta della cronaca per la carriera in cui ha vinto dieci tornei ATP, tra cui le ATP Finals 2018, e raggiunto la terza posizione del ranking mondiale, prima il 6 novembre 2017, poi il 22 aprile 2018. Nelle prove del Grande Slam vanta come miglior risultato un quarto di finale raggiunto al Roland Garros nel 2018. Simpatico, disponibile, allegro frequenta esattamente gli stessi luoghi della piccola isola su cui sorge il resort nel paradiso dell’Atollo di Baa a 40 minuti di idrovolante da Malè la capitale delle Maldive e l’aeroporto internazionale. Il milk bar la sera, il ristorante ai pasti, le stesse piccole strade sterrate che solcano l’isola, le spiagge, la lounge. Ci incuriosisce vedere come vive un campione di quel calibro e realizzare che, a parte la riservatezza, col la comunque grande disponibilità che dimostra, è un ragazzo dedito allo sport come tanti altri ma senza essersi montato la testa. Ed allora ecco che la dimostrazione di tennis di livello sul campo del resort avviene, ma non solo quella. Si cimentano in qualche scambio anche alcuni clienti, fra cui Pietro, uno dei nostri compagni di viaggio che ha la “malattia” del tennis. Io non ci ho nemmeno provato. L’ultima volta che ho calcato un campo da tennis mi hanno detto, dopo un po’, che io stavo giocando a un altro sporto perché in quanto a “fuoricampo” ero eccezionale, ma in quel caso si sarebbe dovuto chiamare baseball. Così fra un dritto, un rovescio, una volèe, un passante, un servizio sibilante e tanti sorrisi e foto di prammatica con il campione, il pomeriggio dimostrativo è passato, non senza una simpatica e conviviale aggregazione attorno a finger food, bollicine, canapè all’imbrunire per simpatizzare con un campione vestito di rosso con attorno un parterre da gran gala (seppur in Maldivian mood)!

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