L’ex CT e tecnico Cesare Prandelli ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, nella quale spiega la sua visione dello sviluppo del calcio italiano:
“La scuola di Coverciano è stata un punto di riferimento, poi con la globalizzazione lo scenario è cambiato, non ci sono più scuole nazionali ma tutti fanno tutto. Però gli italiani hanno mantenuto la loro prerogativa: va bene schemi e sistemi, ma hanno un pensiero elastico, sanno sfruttare le caratteristiche dei giocatori. Ma non nel calcio giovanile. Il pensiero non è radicale. I giovani arrivati in alto sono cresciuti con idee interessanti. Una volta Sacchi creava problemi: non lui, un visionario, il più grande, ma chi voleva copiarlo. E sa cosa è successo? Sono scomparse le mezzepunte”.
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