Tanti, forse troppi fischi per Andrea Agnelli nella sua carriera. Uno dei motivi principale è quello di aver scelto di non trattenere Paulo Dybala. Ma c’è ancora qualcuno che lo difende. Antonio Barillà prese le difese del presidente della Juventus fortemente contestato in Juventus-Lazio trovando che sia “ingiusto” e “disonesto” fischiarlo per determinate scelte. D’altronde – disse Barillà – ad Agnelli va il merito di aver ricostruito il club dopo Calciopoli regalandogli 9 scudetti. Di seguito le sue parole su La Stampa: “Si impone, per onestà , un distinguo: se, come plausibile, è stata una reazione emotiva davanti a un addio malgestito e a un ragazzo distrutto, comprendiamo – in fondo s’è trattato dell’altra faccia della standing ovation, un modo diverso di dimostrare amore a Dybala -; se invece è stato un segnale di disappunto, ancor peggio di sfiducia, dopo una stagione senza titoli, allora dissentiamo fortemente. Chi paga, se non condivide una scelta – o una prestazione, un gesto, un risultato -, ha infatti diritto di esprimerlo anche attraverso i fischi, però ha anche il dovere di non dimenticare un ciclo di gioie, di successi, di record. Agnelli ha ricostruito la Juventus sulle macerie di Calciopoli, inanellato 9 scudetti, restituito emozioni perdute, vinto almeno un trofeo per dieci anni consecutivi, portato Ronaldo e riportato orgoglio. Dimenticarlo è ingiusto, perfino disonesto”.
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