Zdenek Zeman proprio pochi giorni fa ha rilasciato un’intervista al Il Corriere della Sera, in cui si dichiara di fede juventina. Oltre questa intervista ne ha poi rilasciata un’altra a La Gazzetta dello Sport, in cui ricorda anche quanto fu ad un passo dall‘Inter di Moratti e di come Calciopoli fosse esistito ancor prima del 2006.
Ha esaltato il concetto della fatica come unico mezzo per migliorare. Quando fece quel richiamo sull’abuso dei farmaci, poteva e doveva essere letto anche positivamente, a salvaguardia di tanti ragazzi. Invece fu visto solo come una provocazione. Qual è la persona che le è stata più vicina?
“Il professor Donati, gente che faceva sport vero. Il calcio non era più sport vero. E io non mi stancherò di ripetere che i farmaci servono per i malati non per i sani”.Oggi si sente garantito? Il calcio è veramente pulito?
“Se prima parlavo di tanti farmaci è perché avevo queste notizie. Ora non le ho. Anche se mi sembra strano… che la Wada abbia dichiarato una cosa: l’Italia è in percentuale il Paese dove si fa più uso di doping. Avranno qualche numero, non crede?”.L’altra battaglia epocale è stata sugli uffici finanziari. Si è parlato molto in questi giorni di plusvalenze e non solo. Da questo punto di vista il calcio è migliorato?
“Per me il calcio sta diventando sempre più business. Ma ci ha fatto caso? Quelli che vogliono fare sempre più business sono anche quelli che hanno più debiti. Vuol dire che non è la strada giusta”.Uno degli emblemi di questo calcio è il Mondiale in Qatar.
“Un’assurdità. Il dio denaro impone di farlo lì”.
Per le battaglie che ha fatto è sempre stato considerato anti-juventino. Questa fama le provoca qualche rimpianto?
“Più fastidio che rimpianto. Perché io ero juventino, da piccolo. Purtroppo i loro atteggiamenti non li ho inventati io. Si pensa che Calciopoli sia nato nel 2006, invece è dal ’94 che c’era quel sistema…”.E’ probabile, come si dice, che questa sua immagine di uomo contro le abbia impedito di allenare gli squadroni del Nord. Ma non riesco a credere che Massimo Moratti, con le sue idee, non le abbia mai proposto di andare all’Inter. Sbaglio?
“No, non sbaglia affatto. Me l’ha proposto due volte. La prima quando diventò presidente, ma io ero alla Lazio, dove stavo bene. La seconda volta ci incontrammo a Milano ma lui alla fine cedette la società a Thohir e io a quel punto ho rinunciato“.
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