Continuiamo il focus iniziato stamattina sulle squadre di Serie A, adesso è il turno di Napoli, Roma e Lazio. Anche in questo caso si iniziano a delineare dei dettagli sulle rispettive squadre, che iniziano a prendere forma, modellandosi sulle idee dei rispettivi tecnici. Tra rilanci e sorprese andiamo a fare un’analisi dettagliata.
La più grande innovazione molto probabilmente è stata fatta dal Napoli, che dopo una stagione ampiamente sottotono, conclusa al decimo posto, cerca il rilancio  avendo affidato la panchina ad Antonio Conte, garanzia di rendimento. Dai tempi della prima Juve, ogni squadra sotto la guida dl tecnico salentino ha avuto una notevole crescita. Chiaro che questo non è garanzia di successo anche perché il gap da colmare è evidente e chiaro. Come è altrettanto vero che regnerà maggiore ordine rispetto alla caotica stagione passata. Il primo cambiamento riguarda il modulo, che sarà vicino ad un 3-4-2-1, con possibilità di variare ad un 3-5-2 classico. Braccetti difensivi più bassi, rispetto alle idee di Inzaghi, linea di difesa a cinque, con la squadra che dovrà muoversi coralmente in avanti con il pressing offensivo per recuperare quanto prima il possesso palla e riattaccare rapidamente. Il restyling sta arrivando non solo nelle idee di gioco e nel sistema, ma anche nel mercato. Zielinski dopo 8 anni all’ombra del Vesuvio è andato all’Inter, le chiavi del centrocampo saranno sempre affidate a Stanislav Lobotka e Zambo Anguissa che dovranno dettare i ritmi, il primo, dare copertura e aggressività il secondo. In difesa sono arrivati Alessandro Buongiorno e Rafa Marin e non è da escludere l’arrivo di un altro centrale. Il primo è stato fortemente voluto dal tecnico, risulta essere congeniale al modo di difendere di Conte:lo scorso anno infatti è stato il difensore che ha vinto più duelli (369),  e che ha effettuato il maggior numero di intercetti (129), caratteristiche che calzano a pennello con il difendere in avanti, tra i diktat del tecnico salentino. In attacco si dovranno  invece sciogliere le riserve in merito a Osimhen, il cui futuro resta ancora un rebus. In caso sarebbe pronto Lukaku, giocatore sicuramente diverso dal nigerino in primis per le caratteristiche, ma non è un segreto che tra il belga e il salentino ci sia un feeling incredibile.
La parola che abbiamo scelto per la Roma non è certo frutto della casualità , identità , come quella giallorossa incarnata da Daniele De Rossi, romanista da sempre. Ma identità anche di gioco, perché da quando Daniele siede sulla panchina della Roma la squadra è ben riconoscibile ed ha le idee chiare sul tipo di gioco da proporre. Possesso palla e dominio del campo sono le parole chiave, già a partire dei difensori, scambi rapidi anche nello stretto per trovare l’imbucata centrale, il tutto imperniato su un pressing alto offensivo per recuperare subito il pallone. Gli acquisti fatti vanno infatti in questa direzione, seguendo una linea ben precisa, tutti giocatori presi o molto vicini al club sono di indubbie qualità tecniche: è infatti arrivato Le Fée, e si sta cercando di chiudere per Soulé. Il rebus rimane sempre l’attacco, aerea rimasta orfana di Lukaku, e che ha visto sfumare En Nesyri, diretto al Fenerbahçe. Importante sarà il recupero totale di Abraham, che il primo anno nella Capitale ha dato ampia prova di poter essere un attaccante affidabile sotto più punti di vista. Le fasce avranno bisogno di un restyling, in quest’ottica sono diversi i profili valutati, non solo Dahl, nome trapelato dalla Svezia nei giorni scorsi. La luce sarà sempre Dybala nel 4-2-3-1 di De Rossi, libero di inventare e svariare su tutto il fronte offensivo. Tuttavia la Roma risulta una squadra malleabile e in grado di cambiare in modo camaleontico, vedasi il doppio confronto con il Milan in Europa League,in cui ha cambiato fascia ad El Shaarawy e decentrato un minimo Pellegrini. Il tutto senza però modificare la propria identità di gioco.
La situazione in casa Lazio è leggermente diversa, anche perché i cambiamenti sono molti a cominciare dalle partenze di Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson, dopo la partenza di Milinkovic dello scorso anno. Sono arrivati giovani assolutamente interessanti come Noslin e Tchaouna, protagonisti lo scorso anno rispettivamente con Verona e Salernitana, il primo tra l’altro allenato dallo stesso Baroni, neo tecnico biancoceleste. L’impianto designato dal neo tecnico dovrebbe essere disegnato intorno al 4-2-3-1 improntato su un grande ritmo, che dovrà essere scandito dal duo in mediana Rovella-Guendouzi, all’uno contro uno di Noslin e Tchaouna verrà affidata la conversione delle azione in offensive. Come trequartista possibile l’utilizzo di Zaccagni, senza dimenticare Castrovilli, fresco biancoceleste e pronto al rilancio alla Lazio. Il passaggio dal possesso e fraseggio Sarriano al calcio più veloce di Baroni, è stato facilitato dal periodo effettuato da Tudor con un gioco più incline al neo tecnico. Diverse sono invece le scommesse: dal rilancio di Nuno Tavares, che ironia della sorte ha effettuato la sua miglior stagione al Marsiglia di Tudor, a Dele-Bashiru prototipo del calciatore moderno box-to box ma che necessiterà di un periodo di adattamento. Sicuramente i capitolini sono tra le squadre a suscitare maggiore curiosità visti i tanti cambiamenti.
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