Nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha rilasciato una lunga intervista analizzando il momento di forma dell’Inter di Simone Inzaghi e della Juventus di Massimiliano Allegri, partendo dalle sfide dell’ultimoweekend rispettivamente con Genoa e Roma fino a decretarne i punti deboli e i punti di forza.
“Direi, prima di tutto, vittoria meritata. In una partita che ha visto dominare il calcio speculativo e poco brillante, i bianconeri hanno fatto qualcosa di più della Roma”.
“Ha lottato, si è mosso molto, ha partecipato alla manovra. Bravo”.
«Lì dietro non concedono un centimetro agli avversari. Sempre concentrati e sempre attenti. Va detto che la Roma li ha agevolati perché ha attaccato poco e male. Lukaku ha toccato pochi palloni e Dybala non era brillante».
«Ci sono, i bianconeri. Eccome, se ci sono… Io credo che le grandi imprese nascano da tre componenti fondamentali: lo spirito di squadra, le forti motivazioni e il gioco. La Juve ha le prime due qualità, manca ancora il gioco».
«Non si può mica vincere sempre. L’Inter ha trovato un avversario molto determinato, che correva e pressava. Una partita difficile su un
campo difficile. Non la considero una frenata. Semmai bisogna stare attenti agli alti e bassi, alla discontinuità che nella passata stagione ha caratterizzato il cammino della squadra di Inzaghi. Ma adesso non mi pare che il pericolo ci sia».
«Col Genoa Thuram mi è parso meno brillante del solito, ma è stato bravo Arnautovic. Non penso che Lautaro stia fuori in eterno e quindi il problema si sgonfia sul nascere. Certo, la coppia Thuram-Lautaro è perfetta perché il francese completa l’argentino. Thuram è rapido, fa molto movimento, è bravo di testa: si è integrato alla grande e partecipa. È un attaccante molto intelligente, proprio quello che serviva».
«Questo è il vero handicap dei nerazzurri. Si gioca tanto, secondo me si gioca troppo e c’è poco tempo per recuperare e per allenarsi. Simone Inzaghi dovrà gestire con accortezza le energie, sia quelle fisiche sia quelle psicologiche. In primis per evitare gli infortuni, e poi per dare quel giusto momento di pausa quando vede che un giocatore è un po’ stanco. La Juve, senza le coppe, è molto avvantaggiata nella volata scudetto che presumibilmente vivrà il periodo decisivo all’inizio della primavera».
«È proprio così. Ha la possibilità di provare e riprovare, di caricare le batterie, di motivare la squadra. Quando sei impegnato sia in campionato sia in Champions League, fai fatica a passare da un impegno all’altro. Io credo che non partecipare alle coppe europee possa dare un bottino di 10 punti in più».
«A gennaio è difficile trovare dei fenomeni. Se si deve acquistare qualcuno, si guardi com’è dal punto di vista caratteriale. Dev’essere un atleta generoso, disponibile, serio. Se è bravo con i piedi, ma non ha la testa giusta che cosa me ne faccio?».
«Ne dico due: la tecnica e l’esperienza. Mi piace molto il centrocampo dei nerazzurri, perché i giocatori si integrano perfettamente. Quando c’è Calhanoglu, il pallone viaggia veloce».
«Non sempre riesce a dare ritmo al proprio gioco. E il ritmo, nel calcio moderno, è fondamentale. E poi i ragazzi di Inzaghi conoscono poco il pressing».
«Lo spirito di squadra, che nelle ultime stagioni aveva un po’ perso, e le forti motivazioni. Il gruppo ha giocatori maturi che s’impegnano al massimo e trascinano i più giovani. Come squadra i bianconeri sono più intensi dell’Inter: forse hanno meno qualità di gioco, ma sicuramente più spirito collettivo».
«Nella fase offensiva si appoggiano sempre alle qualità individuali e quasi mai alla manovra corale. Qui ci sono ampi margini di miglioramento».
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