Nel classico editoriale tra le pagine de Il Corriere della Sera, il giornalista Mario Sconcerti ha commentato così l’inizio di stagione negativo della Juventus: “Quando Allegri nel 2019 vinse il suo ultimo scudetto, la Juve, oltre alcuni di adesso, aveva in rosa Barzagli, Benatia, Khedira, Cancelo, Ronaldo, Douglas Costa, Emre Can, Mandzukic, Matuidi, Pjanic, Spinazzola. Appena due stagioni prima, quattro anni fa in totale, a questi andavano aggiunti Dani Alves, Higuain, Evra, Marchisio, Lichtsteiner. Basta un piccolo confronto con i giocatori di adesso per capire che quella attuale è una formazione di un’altra categoria. Il calcio è un gioco senza tempo, conta solo quello che fai adesso. I tifosi, i clienti, non devono avere il problema di ricordare, la vera domanda è che cosa sia davvero successo in questi due anni che hanno cambiato la Juve”.
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Sconcerti continua: “Perché sono costati 700 milioni in aumenti di capitali decisi non per investire ma per coprire perdite. La differenza dei calciatori è tutta lì. Ma ci sono confronti altrettanto importanti. Alla partenza della stagione 2017, il presidente onorario era Giampiero Boniperti. Ceo era Marotta, direttore sportivo Paratici. Oggi dopo Agnelli è rimasto Nedved. Dai vertici alle basi dirigenziali non c’è più storia della Juve, è difficile pensare ormai anche Nedved come esempio della grande cultura juventina. (…) Di fedele è rimasto Allegri, che però ha un difetto: ha un contratto che lo rende più forte della stessa Juve: quattro anni a 9 milioni netti, una settantina nel totale lordo. Tra i suoi dirigenti, chi può essere sicuro di essere ancora lì fra quattro anni? Forse nemmeno Agnelli”.
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