Può davvero una squadra come il Milan fare a meno del suo numero 10, nonché leader tecnico e miglior giocatore della Serie A 2022, Rafael Leao? E’ questa la domanda che si stanno ponendo tutti i tifosi milanisti e non, visto lo scarso minutaggio in confronto con gli scorsi inizi di stagione, e considerando anche più di qualche attrito creato con il nuovo allenatore Paulo Fonseca.
A rispondere a questa domanda ci pensa Hernan Crespo, ex numero 9 che in Serie A ha vestito le maglie di Inter, Lazio, Parma e proprio Milan fra le altre; in una intervista rilasciata alla Gazzetta Dello Sport, il bomber argentino analizza il momento complicato dell’ala portoghese, sia dal punto di vista del gioco e del posizionamento in campo, ma soprattutto dal punto di vista psicologico.
Io guardo da fuori, perché non sono a Milanello anche se conosco bene l’ambiente, e la prima parola che mi viene in mente è confusione. Mi pare che Leao sia confuso. Il suo è prima di tutto un problema di testa, poi vengono le questioni tecniche. Lui è un talento, ha notevoli qualità, sia tecniche sia atletiche, ma non ha ancora raggiunto la maturità che deve avere un campione. Insomma, è come se fosse a metà strada. Non basta saper dribblare per poter essere definito un fuoriclasse
Quando all’Olimpico si è isolato, assieme a Theo Hernandez, durante il cooling-break, non è stato un bell’episodio. L’avessi fatto io, quando ero al Milan o all’Inter o alla Lazio o al Parma o al Chelsea, mi sarei preso una multa salatissima e, probabilmente, sarei rimasto in panchina per qualche partita. Sono gesti che rischiano di compromettere l’armonia di un gruppo, e lo dico da allenatore
Ripesco un ricordo dalla mia storia personale: quando ero a Parma, nella seconda stagione, il pubblico mi fischiava e l’allenatore, che era Carlo Ancelotti, non mi sostituiva mai per far capire, agli spettatori e a me, che lui credeva nelle mie qualità. Per me è stata una grande iniezione di fiducia, dato che ero giovane e dovevo ancora completare il percorso di crescita. Nel caso di Leao, invece, mi sembra che Fonseca lo abbia sostituito senza farsi troppi problemi, e poi il Milan ha vinto la partita contro il Bruges. Ecco, questi segnali vanno interpretati con attenzione. E il primo a doverlo fare è proprio Leao
Non entro nelle dinamiche del mercato, anche perché non conosco il tipo di contratto del portoghese. Di certo, se va avanti così, Leao non è un valore aggiunto per la squadra. E questo è un peccato perché ha grandi mezzi e grandi potenzialità. Solo che non è ancora riuscito a fare il salto di qualità. E badate che non lo ha fatto con il Milan, ma nemmeno con la nazionale
Ci sono giocatori che si fermano proprio poco prima di diventare campioni. Ne ho conosciuti parecchi. Mi auguro che non sia il caso di Leao, ma di sicuro deve tirare fuori qualcosa dal suo carattere per riuscire a svoltare. La differenza tra un buon giocatore, direi un ottimo giocatore qual è Leao, e un campione è abbastanza semplice: la continuità. Leao fa cose meravigliose per due o tre partite, e poi stacca la spina. Il campione è campione sempre persino quando gioca al di sotto del suo livello standard. È un punto di riferimento per la squadra, sai che lui c’è e ci sarà sempre. Di Leao, prima che scenda in campo, possiamo dire che c’è e ci sarà sempre?
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