Dopo il 5-0 inflitto alla Bolivia, è ormai chiaro che l’Uruguay di Marcelo Bielsa faccia sul serio per quelle che sono le sue ambizioni nella Copa America di quest’estate. A fare impressione è lo strapotere di una squadra già capace di stupire durante le qualificazioni ai Mondiali, quando era stata capace di battere consecutivamente Brasile ed Argentina.
Sotto la gestione del Loco, la Celeste sta riuscendo ad esprimere una proposta di gioco ben definita, un aspetto che tanto era mancato negli ultimi anni claudicanti della gestione di Oscar Tabarez. La pressione molto alta tipica del gioco di Bielsa, oltre che la splendida coralità della manovra d’attacco votata alla verticalità insistita, si stanno confermando come i marchi di fabbrica di questo nuovo e ritrovato Uruguay.
Ad emergere con furore in questa squadra è il suo centravanti Darwin Nunez, che sta confermando il suo splendido stato di forma con la maglia della sua nazionale. Da quando Marcelo Bielsa ne è divenuto il c.t. nell’estate dell’anno scorso, infatti, l’attaccante di Artigas si è distinto con i suoi 10 gol e 2 assist in 9 partite, confermandosi come uno degli attaccanti sudamericani più performanti in nazionale nell’ultimo periodo.
Se si ripercorressero gli ultimi due anni della carriera di Darwin Nunez (coincidenti con le sue prime due stagioni con la maglia del Liverpool), ci si accorgerebbe della poca linearità della sua crescita nel corso della stagione 2022-2023, contraddistinta da un rendimento poco fruttuoso dal punto di vista realizzativo. Certamente le difficoltà di quella stagione dei Reds non avevano aiutato per la crescita del classe ‘99, che si era ritrovato a faticare all’interno di una squadra che doveva ridisegnare il proprio assetto tattico.
Anche il Mondiale in Qatar non aveva pagato i dividendi, con Nunez che si è ritrovato a fornire prestazioni opache nella spedizione deludente della Celeste. Quella manifestazione aveva istillato non pochi dubbi sulla capacità futura da parte di Darwin nel raccogliere la pesante eredità di due mostri sacri del calibro di Edinson Cavani e Luis Suarez.
Nella scorsa stagione, Darwin ha fatto senz’altro un passo in avanti dal punto di vista del rendimento, anche se continua a rimanere il neo della mancanza di cinismo sotto porta. Secondo i dati emersi da FBRef, infatti, Nunez ha segnato soltanto 11 gol in Premier League, al fronte di 16,3 xG, presentando quindi un deficit realizzativo di -5,3 in merito ai gol che avrebbe dovuto segnare per le occasioni avute.
Nonostante ciò, Nunez ha anche collezionati numeri tra Club e nazionale d’assoluto profilo, avendo prodotto 28 gol e 15 assist in 3750 minuti giocati (il corrispettivo di quasi 42 partite effettive). Ciò conferma il suo impatto dal punto di vista offensivo, figlio di un pacchetto tecnico che lo rende un calciatore straordinariamente inserito nel gioco, nonché prolifico dal punto di vista dei G/A, benché necessiti di un calcio votato alla verticalità e alla produzione massiccia di occasioni da reti.
Ciò non gli ha però impedito di essere insieme uno dei migliori attaccanti del calcio sudamericano già alle porte di questa Copa America. Per fare un confronto statistico con un altro centravanti di spessore assoluto, Lautaro Martinez, che esattamente come Nunez ha segnato due gol nelle prime due partite di questa Copa America, ha distribuito 32 gol e 4 assist all’interno di 3970 minuti giocati (circa 44 partite effettive).
Il Capitano dell’Inter ha sicuramente un maggiore istinto realizzativo, ma Nunez ha una produzione maggiore di G/A, riuscendo ad emergere soprattutto come uno dei migliori assist-man tra i partecipanti della massima competizione sudamericana.
La partita di ieri sera contro la Bolivia ha avuto un certo retrogusto storico, in quanto Darwin Nunez è riuscito anche a stabilire un record abbastanza importante per caricarlo ulteriormente di motivazioni. Ha infatti trovato la via del gol in nazionale per la settima volta consecutiva, eguagliando una streak avuta da una vera e propria leggenda del calcio uruguaiano.
Dal 28 agosto 1927 al 13 giugno 1928, infatti, Hector Scarone, universalmente riconosciuto in patria come la leggenda per antonomasia della storia della Celeste, era riuscito a fare altrettanto, segnando per sette partite consecutive. In particolare l’ultimo gol di questa striscia realizzativa era stato particolarmente storico, in quanto era stato segnato contro l’Argentina nella finale delle Olimpiadi di Amsterdam del ‘28 ed era stato determinante per consegnare la medaglia d’oro all’Uruguay.
Questo record può quindi rappresentare il nettare per un centravanti che sta vivendo quella che al momento è la miglior condizione fisica della sua carriera. E chissà se Nunez riuscirà a trascinare il suo Uruguay verso un successo storico. Un successo che per la Celeste varrebbe il sorpasso sugli acerrimi rivali dell’Argentina, arrivando a quota 16 Cope America vinte nella propria storia.
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