Luciano Spalletti si congeda ufficialmente dalla panchina della Nazionale italiana, portando con sé un bagaglio di dettagli, rimpianti e riflessioni. L’allenatore toscano è stato sollevato dall’incarico nella giornata dell’8 giugno 2025, dopo un confronto con il presidente della Figc, Gabriele Gravina, avvenuto a seguito della cocente sconfitta per 3‑0 contro la Norvegia, nella gara d’esordio delle qualificazioni ai Mondiali di calcio 2026, a Oslo.

Il KO in Norvegia: la goccia che ha fatto traboccare il vaso

Il punto di non ritorno si è consumato pochi giorni fa nella capitale norvegese. Un’umiliazione pesante: tre reti incassate, tra cui quella di Haaland, e un’Italia mai in partita. La stampa ha definito il modo in cui è maturata la disfatta "inaccettabile". Dal canto suo, Spalletti ha assunto responsabilità in prima persona: "Con questi risultati so di aver creato problemi al movimento calcistico italiano". Da quel momento, nonostante la sua convinzione di poter ribaltare la situazione ("Sono superconvinto che l’Italia andrà ai Mondiali"), la Figc ha optato per un intervento drastico.

L’annuncio che scardina tutto: addio inaspettato dalla conferenza stampa

Spalletti ha scelto di comunicare il proprio esonero personalmente, durante la conferenza stampa alla vigilia della partita con la Moldavia. Era stato avvertito da Gravina del suo imminente allontanamento, previsto subito dopo la partita. La decisione, definita una "risoluzione consensuale del contratto", ha rovinato il clima in rosa. Il tecnico ha ammesso: "Non ho dato le dimissioni, mi sono assunto la firma della risoluzione perché non ho intenzione di mentire agli italiani".

Ultima partita, ultimi gesti: onore a Reggio Emilia

Il 9 giugno 2025 Spalletti è tornato in panchina per guidare gli Azzurri al Mapei Stadium di Reggio Emilia, contro la Moldavia. Prima della partita, ha chiesto al gruppo "di farmi uscire con una vittoria". L’Italia ha vinto 2‑0 grazie ai gol di Raspadori e Cambiaso, conquistando i primi tre punti nel girone. Eppure questo successo — definito “senza gioia” dalla cronaca — è sembrato un’ultima consolazione piuttosto che un’iniezione di fiducia: ritmo lento, nervosismo, rilanci incerti e poca incisività, tanto da definire la prestazione “molle”.

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti (ph. Image Sport)

I nodi irrisolti: scelte tecniche, infortuni e carenza di personalità

Durante tutto il suo abbondante biennio, Spalletti si è trovato spesso ad affrontare un gruppo stanco, carico di infortuni, con molti giocatori logorati da fine stagione. Non sono mancate critiche dure: selezioni “sbagliate”, sistemi di gioco poco incisivi, mancanza di un’identità riconoscibile. Lo ha ammesso lo stesso ct: "Ho creduto in questi giocatori, ma non sono riuscito a farli rendere al massimo".

Il 3‑0 subito contro la Norvegia ha fatto emergere un’Italia senza carattere, incapace di reagire. Anche nell’ultima partita contro la Moldavia, la sensazione netta è stata di una squadra che non riesce a spiccare il volo, camuffando problemi che vanno oltre le qualità tecniche.

Lo stile a volte controproducente: chiarezza vs controversia

Il toscano ha scelto la franchezza come tratto distintivo: ha comunicato il suo addio, ha palesato delusioni, nomi e situazioni. Questo atteggiamento "senza filtro" è stato apprezzato da alcuni, criticato da altri. In conferenza ha sottolineato: “Non potevo mentire agli italiani” . Il presidente Gravina ha definito l’addio "una questione di rispetto", mentre la Figc ha voluto dare un segnale immediato.

Cosa resta per i Mondiali 2026: incertezza ma voglia di riscatto

Il girone di qualificazione si è fatto complicato: l’Italia è terza, a soli 3 punti, mentre la Norvegia vola a punteggio pieno. Serve una reazione immediata e, soprattutto, un nuovo ciclo con idee diverse. In questo contesto, Spalletti, seppur ammettendo di non avere più la fiducia, ha ribadito le proprie convinzioni: "Credevo di poter andare avanti" e "farò il tifo per chi verrà".

Chiaramente, in chiave pronostici e schedine online per il calcio, al momento l’Italia sembra destinata ancora una volta agli spareggi Mondiali. Un'evenienza che, però, la squadra vuole evitare, per non cadere di nuovo nell’incubo.

L’esperienza di Spalletti sulla panchina della Nazionale si chiude con luci e ombre: una franchezza fuori dal comune, ma risultati insufficienti; il rispetto personale, ma la mancanza di incisività tattica. L’esonero, deciso a metà percorso, riflette una Federazione alle prese con situazioni di emergenza già nelle prime battute di qualificazione.

Chi prenderà il suo posto avrà l’arduo compito di costruire una squadra più coesa, energica e solida, capace di rientrare nella corsa per la partecipazione ai Mondiali 2026: un cammino che si presenta già in salita, da settembre in poi.

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