L’ufficialità di Marco Giampaolo come nuovo allenatore del Lecce ha suscitato grande interesse non solo nella piazza salentina, ma in tutto l’ambiente della Serie A. Adesso gli addetti ai lavori e non, sono molto curiosi di vederlo all’opera su una panchina definire “scottante” è poco.
Non bisogna comunque dimenticare che l’ex Samp e Milan non allena una squadra professionistica da più di 2 anni, di conseguenza sono presenti parecchie incognite attorno al suo nome, soprattutto se accostato ad una squadra come il Lecce che ha solo bisogno di certezze per allontanarsi dalla zona retrocessione in cui si ritrova dopo 12 giornate.
Come già detto poc’anzi, il tecnico nativo di Bellinzona non siede su una panchina da parecchio tempo. L’ultima sua esperienza è datata al 2022, quando occupò per la seconda volta in carriera il ruolo di allenatore della Sampdoria, non proprio con risultati idilliaci; difatti, il suo secondo mandato a Genova è durato solo 8 mesi, con 25 partite giocate, di cui 6 vinte, 3 pareggiate e 16 persi, con una media gol piuttosto bassa di 0,84 a partita.
Da non obliare ad ogni modo l’altra faccia della medaglia del suo rapporto con la Sampdoria, sicuramente il miglior calcio espresso da Giampaolo nella sua carriera da allenatore, che ha portato i doriani ad un passo dalla conquista della qualificazione in Europa League nella stagione 2018/19, frutto di 15 vittorie, altrettante sconfitte e 8 pareggi, con Fabio Quagliarella miglior marcatore dell’anno come ciliegina sulla torta.
Durante la sua carriera il tecnico ha però sperimentato una spiacevole parentesi in una squadra forse anche troppo grande per lui come blasone e storia, il Milan nella stagione 2019/20. Contattato dai rossoneri per rimpiazzare Rino Gattuso dopo la splendida annata con la Sampdoria, Giampaolo sembrava essere l’uomo giusto per aprire un nuovo ciclo a Milanello, ma così non è stato.
Complice un ambiente forse troppo pieno di pressioni, l’allenatore ha enormemente deluso le aspettative; cacciato dopo sole 7 giornate, aveva collezionato unicamente 3 vittorie e 4 pareggi, che gli hanno macchiato quello che a tutti gli effetti era un curriculum da allenatore di tutto rispetto. Forse, è anche colpevole una sua mancanza di intesa con squadre importanti, dato che prima del Milan non aveva mai allenato un club così rilevante.
Come sappiamo, il tecnico è da sempre stato legato ad un modulo che nel nostro calcio sta pian piano scomparendo, quello del 4-3-1-2. A Lecce però Giampaolo potrebbe rimescolare le carte, perché la squadra è molto corta a livello di punte pure, avendo giocato con l’unica punta e col 4-2-3-1 con Gotti; dunque, l’ex Toro può solo contare su Krstovic come attaccante affidabile, magari affiancandogli una punta più da incognita come Rebic o Tete Morente.
Tuttavia se dovesse trasformare i giallorossi inserendo un trequartista puro ecco che Marchwinski sarebbe il giocatore perfetto. Senza dimenticare Luis Hasa, due giocatori finora messi nel dimenticatoio.
Ecco allora quale potrebbe essere la possibile formazione del Lecce con Giampaolo in panchina:
(4-3-1-2): Falcone; Guilbert, Gaspar, Baschirotto, Dorgu; Pierret, Ramadani, Oudin; Rafia; Krstovic (Marchwinski-Hasa), Rebic (Banda-Morente).
A Sky Sport Insider, in una lunga intervista (qui quella integrale) Marco Giampaolo spiega la sua filosofia di calcio nella quale ci possono essere spunti interessanti rispetto al Lecce che sarà. Eccone uno stralcio:
Non tutti gli allenatori sono uguali e incidono in maniera identica e con gli stessi tempi e non parlo soltanto del modo in cui fanno giocare le squadre. E’ una questione di caratteristiche proprio come per i giocatori, non c’è un peggio né un meglio. Non credo che un allenatore debba adattarsi e basta. E’ compito della società, che sceglie l’allenatore, mettere a disposizione i calciatori giusti alla proposta di gioco che si vuole fare. Poi il calcio cambia in continuazione di anno in anno e un allenatore deve essere in grado di stare al passo
Agressione uomo contro uomo a tutto campo? In Italia ci sono tante sfumature. Si può difendere anche uomo contro uomo ma poi, quando si entra in possesso di palla bisogna avere un’idea di gioco da sviluppare. Oggi è difficile andare in pressing avendo come riferimento lo spazio perché quasi tutte le squadre sanno uscire bene da dietro. Sono cambiate anche le caratteristiche che si chiedono ai calciatori. Un centrocampista per esempio oggi deve sapere fare tutto, sia la fase da palleggiatore che quella da incontrista ma se chiedi a me ancora prediligo il centrocampista che sappia giocare. E’ vero poi che i grandi calciatori sono in grado di fare tutto
Quali sono diventati i ruoli chiave per questo calcio?
Sicuramente il portiere. Nel calcio di oggi è lui veramente l’uomo libero, quello che ti può dare la superiorità numerica sia nella fase di uscita dal basso con il pallone sia con il lancio lungo, che diventa uno schema ben definito. Il portiere oggi deve avere proprietà tecniche, balistiche, cognitive e la gittata lunga e può diventare un elemento che fa la differenza. Quando sono stato al Torino avevo Milinkovic Savic. Lui è un esempio di portiere con queste caratteristiche
C’è un modulo di gioco che prediligi in questo momento?
Penso che non esista più un sistema di gioco e basta. I numeri sono un’esigenza giornalistica ma oggi, anche nell’analisi che si fa, andrebbero distinte le due diverse fasi di attacco e di difesa. Tutte le squadre attaccano con un modulo e si difendono con un altro. C’è chi attacca con 4 uomini, chi con 5 e i più coraggiosi anche con 6. Nella fase difensiva spesso si gioca 5 contro 5. Voglio dire che le strategie delle squadre cambiano in funzione dei giocatori che si hanno molto più che in passato. Ricordo che il Barcellona fu una delle prime squadre a giocare con Messi come falso nueve in una fase in cui non si difendeva 1 contro 1. Quando Messi veniva incontro si liberava lo spazio e si creavano occasioni. Oggi non sarebbe possibile perché ci sarebbe sempre un difensore incollato alle spalle e quindi oggi c’è bisogno di un attaccante con caratteristiche diverse per quel ruolo
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