Il 20 maggio 1973 il Milan é atteso a Verona dove si gioca una buona fetta di scudetto, essendo capolista e avendo un punto di vantaggio sulla coppia composta da Juventus e Lazio. I rossoneri sono reduci dai festeggiamenti per il trionfo in finale di Coppa delle Coppe ai danni del Leeds firmato da Chiarugi, ma i dirigenti non hanno voluto chiedere il rinvio della partita per scaramanzia a causa di un precedente con protagonista l’Inter nel 1967, sconfitto col Mantova e superato dai bianconeri nello sprint finale.
In panchina non c’é il santone Nereo Rocco sostituito da un giovane Giovanni Trapattoni, a cui si aggiunge l’assenza di Schnellinger perno della difesa. Poco male pensano i tifosi tanto la gara di per se ha poco da chiedere, col Verona che é già salvo e il Milan a cui basta solo un punto per laurearsi campione d’Italia. Ma dopo mezz’ora dal fischio d’inizio il risultato recita 3-0 per i gialloblu, che diventa 3-1 all’intervallo. Nel secondo tempo i veneti dilagano sul 5-1 e i giocatori del Diavolo riescono a limitare i danni rimontare i danni fino al 5-3 grazie ai gol di Sabadini e Bigon, ma il titolo é perso e prende la strada di Torino sponda Juventus.
A fine gara il sanguigno tecnico triestino mastica amaro, é un fiume in piena ed é furioso soprattutto con i dirigenti che non hanno voluto posticipare il giorno della partita. Non si lascia sfuggire l’occasione come é nel suo modo di fare, di dire ciò che pensa e li critica duramente:
“Lavoro con una manica di dilettanti che non mi ha voluto ascoltare. Sapevo che sarebbe andata a finire così, per questo avevo chiesto un rinvio”
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