La situazione sta sfuggendo di mano. Dalle scelte sbagliate del presidente della FIGC, agli errori commessi dal ct fino ai giocatori svogliati e senza coraggio di scendere in campo e dare tutto per una nazione intera che crede in loro.
L’Italia ha toccato il fondo, un Europeo pessimo sotto ogni punto di vista, con una sola vittoria arrivata dopo una reazione di orgoglio, ma 4 partite in cui non si è visto nulla di positivo.
Stamattina la conferenza stampa di Gravina non ha portato nessun cambiamento. Il presidente, nonostante i continui errori, è convinto di poter continuare, così come Spalletti resterà fino al mondiale del 2026.
Il giornalista Paolo Ziliani ha analizzato la situazione dell’Italia attraverso un approfondita riflessione sul suo profilo X. Nel suo commento si è scagliato contro Gravina per le sue innumerevoli decisioni sbagliate e fallimenti che hanno portato l’Italia a cadere sempre più in basso. Queste le sue parole:
Gravina e Spalletti devono andare a casa: stiamo andando verso il terzo Mondiale senza Italia, per favore qualcuno intervenga Nel 2021 il presidente federale si alzò lo stipendio da 36 mila a 240 mila euro per il suo impegno e la sua responsabilità nel “Club Italia”: da quel giorno siamo passati da un tracollo all’altro, Gravina dovrebbe renderne conto. In quanto a Spalletti, i suoi deliri e le sue scuse post Svizzera appaiono più gravi delle tante scelte (tecniche e etiche) sbagliate: è in confusione, si deve fare da parte e il ministro Andrea Abodi non può restare a guardare
Gravina e Spalletti devono andare a casa: senza se e senza ma. Con particolare urgenza per Gravina, che è al secondo, grave e irreparabile naufragio provocato consecutivo (mancata qualificazione al Mondiale in Qatar 2022, fallimentare spedizione all’Europeo in Germania 2024), con uguale irrevocabilità per il commissario tecnico protagonista a Euro 24 di una performance da ritiro del patentino.
Ha poi continuato la sua invettiva contro Gravina dicendo:
Gravina è il comandante Schettino che dopo aver accompagnato la nave Italia (un tempo una corazzata, oggi una bagnarola) da un rovescio all’altro, da un naufragio all’altro, a tracollo avvenuto si presenta alle conferenze stampa candido come una rosa e con la piĂą spudorata faccia tosta ammette di essere dispiaciuto, conviene che il prossimo traguardo dovrĂ per forza essere centrato “altrimenti sarebbe un disastro”, accetta ogni critica ma non la richiesta di dimissioni: perchè farsi da parte nei momenti di difficoltà – dice – non rientra nella sua cultura. Un eroe nazionale, insomma. Â
Gravina è il presidente che con la faccia come il culo (chiedo scusa per il francesismo) nomina capo delegazione azzurra un ex giocatore dal passato imbrattato e inzaccherato come quello di Gigi Buffon, che ironia del destino si trova a difendere al suo primo cimento un calciatore (Fagioli) squalificato per una brutta storia di scommesse.Â
Infine ha concluso sfogandosi contro l’operato di Luciano Spalletti:
Spalletti. Che seduto a fianco del suo mentore Gravina al tavolo della conferenza stampa post Svizzera-Italia è riuscito a fare, a parole, più danni ancora di quanti non ne avesse fatti in panchina. “Dieci partite sono state poche, me ne sarebbero occorse almeno venti”, ha detto Spalletti; che però saltando in corsa sul treno lasciato senza guida da Mancini sapeva bene a cosa andava incontro. Perchè non lo disse allora a Gravina? “Grazie della proposta – avrebbe dovuto rispondere -, ma il tempo che ci separa dall’Europeo in Germania è troppo poco, conoscendomi dieci partite per preparare la mia nazionale non sono sufficienti”. Davvero era così difficile dirlo? Eppure il mondo è pieno di allenatori che a stagione in corso rifiutano di assumere le redini di una squadra che ha deciso il cambio di guida tecnica. Grazie, riparliamone a fine stagione, dicono. Correttamente.
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