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A Genova si è visto un patto squadra-società contro Inzaghi?

Le riflessioni sul futuro probabilmente senza Inzaghi dopo il ko di Genova e quelle su un futuro che potrebbe essere senza SaputoMe lo vedo già, il 25 maggio, se le cose, come tutto lascia intendere, dovessero continuare così. “Oramai non possiamo farci nulla, e cercare i colpevoli non serve. Saremo ancora più one, arderemo di fire e vi incendieremo di desire. Purtroppo il patron, cioè io, aveva sottovalutato quella fastidiosa incombenza, tutta europea, che si chiama retrocessione. Nel progetto non era contemplata., in Nord America non usa e noi seguiamo quel modello. Se proprio dovessimo faticare a risalire, chiederemo di iscriverci alla MLS. Abbiamo almeno 1909 ragioni per farlo, i nostri stakeholders bruciano di passione per quel campionato entusiasmante in cui abbiamo ottenuto tanti successi. Sogno un derby in finale tra Impact e Bologna. Proporrò, in caso, alla Maire …e al Sindaco Merola di celebrarlo con un piatto che riunifichi le tradizioni: brazadela intrisa di sciroppo d’acero. L’ho già testato personalmente una delle domeniche in cui il Bologna giocava e io ero a Whistler Mountain a sciare”. Potrebbe proporsi così il Chairman Joey Saputo a fine stagione ripristinando i video messaggi che ne segnarono l’ascesa petroniana e che erano modellati sul taglio del grano del Duce nell’agro pontino. Unica differenza: il torso nudo del forlivese al cospetto di un fiammante elmetto da hockeysta per il quebecoise. Sempre se ci sia ancora, giacché i rovesci sul campo possono accelerare un senso di disagio reciproco che attende solo la soluzione definitiva. Ah, solo per ribadire: Guaraldi, non un maestro in fatto di gestione (ma molto meglio sul piano sportivo degli attuali, certo) trovò due compratori milionari, Zanetti e Saputo. Figuriamoci se è impossibile individuare adesso un nuovo proprietario.Joey ci lascia una installazione importante come Casteldebole, acquisito e reso bello, e null’altro. Proprio niente: lo stadio pare lontanissimo, della squadra non parliamo, i dirigenti potevano anche essere un gruppo promettente ma hanno svelato la loro vera natura quando hanno imposto la cacciata di Corvino, condita dalle solite voci filtrate su una certa qual disinvoltura del salentino: quello che voleva fare calcio torna da “Fenucci” a Firenze, dove fa il plenipotenziario, e qui, sotto le Due Torri, si impone una curiosa tricotomia: un proprietario assente, svogliato e in versione bancomat, un padrone vero, Fenucci, onnisciente (spazia dai conti alla psicologia alle tecniche per calciare le punizioni), e il prestigio pedatorio di Marco Di Vaio per tener buona la piazza, che da osannante (con tanto di odio verso chi non si allinea: odio, nel senso stretto della parola, condizionamenti fisici e morali) diventa mugugnante. Mai contestatrice, non siamo mica in Francia, e neanche a Firenze, ma no, qui il ragù avvolge tutto e rende untuosa e sfuggente qualunque scelta. Mai drastica. Bologna nel ’45 si è addormentata fascista e si è svegliata comunista, negli anni ’60 ha inventato il compromesso storico tre lustri prima di Andreotti, Moro e Berlinguer, e lo stesso Bologna calcio negli anni ’90 sperimentò l’inedita cordata Assindustria-Coop benedetti dal Cardinale Biffi. A noi l’equilibrista sul filo teso tra due punti del canyon ci fa un baffo. Le due figure più importanti di un club di calcio, che sono il diesse e il tecnico, qua sono affidate a personaggi di terza fila. Un po’ non gli vengono dati gli strumenti, un po’ la presunzione porta i maggiorenti a pensare che una soluzione si trova comunque, e un altro po’ sinceramente finisce in quel calderone, tutto capitolino, secondo il quale “che sarà mai, mò s’aggiusta” che è la tecnica di sopravvivenza della città eterna. Se non fosse che il Reno, al contrario del Tevere, non solca il centro, diremmo che tra le due realtà ci sono molti punti di contatto. E adesso, che fare? Io non so se arriveranno Sansone e Rispoli. Può darsi, se smettiamo nell’assurdo atto di sboronisia per il quale ci vogliono solo giocatori di proprietà. “Hai visto come siamo cambiati?”: Ehj sì, certo, ho visto. Quello che non so è quanto potranno incidere, giacché la sensazione forte è che siano giocatori discreti ma occorra ben altro. Un’altra cosa che non so è se siano graditi a un eventuale nuovo tecnico e soprattutto chi possa essere costui. La sconfitta di Genova somiglia tanto a un ammutinamento verso Inzaghi. Una specie di patto tra squadra e dirigenti per trovare un capro espiatorio. Momentaneo. Domenica pomeriggio sapremo.

Alberto Bortolotti

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