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Si riparte, dagli antipodi. Tiene l’Inter, catastrofe Milan

Fatica ma ritrova la continuità l’Inter, che vince come le rivali per la Champions. La bestia nera Benevento fa evaporare le ultime certezze di un Milan in crisi, spodestato dal sesto posto

– di Enzo Cartaregia –

Arrivi il risultato, o la prestazione che non ci si aspetta, fa davvero lo stesso. Si sa, il calendario ha le sue regole, che cadono puntuali a ridisegnare gli equilibri della Serie A. E ad un girone esatto di distanza dal reale twist della loro stagione è tutto da rifare, per Inter e Milan. Sia che succeda nel miglior scenario possibile, come per i nerazzurri. Sia che arrivi un netto colpo di spugna su imprese titaniche, guardando ai rossoneri. Di certo la vittoria ai danni del Chievo tiene gli interisti rinvia di un’altra settimana il primo strappo nella corsa Champions. Il pezzo di storia che il Benevento si regala, vincendo a San Siro, scava sotto i piedi del Diavolo. Costretto a ripartire da capo.

BICCHIERE MEZZO PIENO. L’INTER REGGE – Sembra un puzzle con tutti i tasselli finalmente a posto. Quanto ai difetti cronici, non cambia nulla che non possa farlo in una settimana, o nello stress-test di una gara di fine stagione. Con un Chievo in ambasce – adesso a +2 sulla B – dalle parti nerazzurre, la sensazione è così di aver archiviato una semplice pratica. D’altronde l’Inter fatica a vista d’occhio e quei musi lunghi del post-partita non sono l’abito più comodo per affrontare la volata finale. Sventato l’arrembaggio gialloblù, per il pari, è però la rendita dei colpi a freddo di Icardi e Perisic a trascinare per inerzia i nerazzurri. Stepsinski riaccende solo gli animi, ma anche sull’1-2 ogni rischio torna distante per gli ospiti. Perché ha comprato del tempo, la formazione di Luciano Spalletti, per prepararsi alla tempesta di umori che sarà la gara con la capolista Juventus.

O alla scalata del gruppo per la Champions League, da chiudere in cinque week-end conquistando un punto in più di Roma o Lazio. Pur soffrendo, tanto basta a non vedere allungare oltre il +1 le rivali. La resa dei conti è rinviata, ma l’Inter si rimette in pari con sé stessa. Ritrova quindi la ditta Icardi-Perisic a ritmo pieno, ora a 37 centri sui 56 totali. Intanto si attenua anche il mal da trasferta, se il segno “2” mancava da un mese ed è soltanto il settimo, in campionato. Soprattutto, i meneghini, ritrovano però la continuità, quella che anche solo formalmente è sempre mancata dal 5-0 di un girone fa. Ai nerazzurri importa quindi ridurre la distanza da una quota che Spalletti “non sa ancora fissare”, pensando alla Champions. Da Chievo a Chievo le tensione si scioglie insomma in un futuro più semplice, pur con un inizio fin troppo enigmatico.

Il primo tempo è da sbadigli, sugli spalti del Bentegodi, mentre l’Inter cala al ritmo degli avversari. Ci provano, senza successo, Cacciatore e Pucciarelli, poi l’intervallo e la concentrazione che crolla. A farne le spese sono proprio gli scaligeri, che si schiantano al 50’ con un disimpegno errato di Sorrentino. Il fuorigioco fermerebbe Icardi, ma la Var gli concede il gol. Gli interisti fanno valere la propria caratura e Perisic, dieci minuti dopo, fredda il portiere scaligero. Sul gong, Stepsinski scarica sul pallone tutta la sua voglia di salvezza. L’1-2 accende una speranza ed il Chievo ci prova. L’Inter suda su tre contropiedi ma tiene in piedi la stagione. E torna a fare i conti con se stessa. Vantando un po’ di fortuna e qualche uomo di nuovo in palla. I tempi della crisi, quelli più scottanti, sono comunque abbastanza lontani. E tutto può di nuovo succedere.

INDIETRO TUTTA. INCUBO MILAN – Non basta cadere nel baratro per esorcizzarlo. La trappola è appunto rimasta lì, dando solo l’impressione che qualcosa fosse cambiato. E, semmai, è stato in peggio, con un Benevento perfetto in campo seppur pronto a concludere la sua toccata e fuga nella massima serie. Ma tornato più assatanato di prima, contro l’undici di Gennaro Gattuso, per prendersi un altro pezzo di storia. Stavolta a fare rumore è però una sconfitta, praticamente senza appello. Che sia bastato un raffazzonato gol di Iemmello rende appunto evidenti le fragilità del Milan, nudo in modo addirittura più crudo di un girone fa. Il disastro meneghino è allora tutto di sostanza, fuori dal clamore per il caso di un portiere-goleador. Rimasto, non a caso, lontano dal rettangolo di gioco. Perché gli spettri del retour-match riguardano tutti una classifica che allontana i milanisti dal simulacro del gruppo UEFA.

L’unica salvezza possibile per una stagione – adesso ancor di più – irrimediabilmente compromessa. Di retorica ed imprese, annunciate e realizzate da altri, ne è dunque vittima una formazione che non ha più alibi da offrire. Alla fine del week-end le previsioni finiscono ribaltate e non bastano, ad attenuare il colpo, le sconfitte di Sampdoria e Fiorentina. C’è infatti un’Atalanta che non molla più la presa e si prende il sesto posto. Con un solo punto in più, spodestando un diavolo che, a torto, aveva creduto l’Europa fosse blindata  al tempo dei tredici risultati utili consecutivi. Non è bastato, prima di un Benevento che si prende l’unica vittoria in trasferta. Così come all’andata fece con il suo primo punto in Serie A. Intanto, il Milan allunga a sei la striscia di partite senza vittorie.

La causa è dunque un nuovo, colossale errore di valutazione, se Bonucci e compagni sbagliano totalmente l’approccio alla sfida con gli stregoni. Che, dal canto loro, tengono benissimo il campo, occupando una metà campo per tempo. Ma Rodriguez rischia subito l’autogol. Alla mezz’ora, Iemmello vince invece un rimpallo e brucia un colpevole Bonucci, colpendo in rete tra le gambe di Donnarumma. E’ già fatta la storia di un Benevento che si copre e se la vedrà solo con Cutrone. In porta, i sette tiri rossoneri non impensieriscono Puggioni. Non c’è salvezza, per il Milan prigioniero di una storia che si ripete, uscendo fischiato da San Siro.

Si consuma un dramma sportivo che, lo dicono i numeri, è ben più imponente della cavalcata a guida Ringhio. Lontanissimi dal black-out del girone d’andata, con le redini in mano ad un tecnico stabile, per i rossoneri doveva essere l’occasione vincente. Trasformata in uno scontro frontale.

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