Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene hanno visto accogliere i loro ricorsi al Tar sulle sentenze del caso plusvalenze e, lo stesso Tar, riconoscendo parecchie anomalie nell’iter che ha portato alle loro condanne (così come alla condanna della Juventus) e, soprattutto, ponendo tre quesiti alla Corte di Giustizia Europea.
Sono significative le due corpose sentenze che con il loro contenuto mettono in dubbio alcuni capisaldi della riapertura del processo plusvalenze, avvenuta fra il 2022 e il 2023 – scrive TuttoSport– che condannò tutta la dirigenza della Juventus a inibizioni lunghissime e inflisse 10 punti di penalizzazione, costati ai bianconeri la qualificazione in Champions, quindi a un centinaio di milioni.
Il primo è il problema, peraltro già trattato proprio dalla Corte Europea nella sentenza sulla Federazione Internazionale di pattinaggio sul ghiaccio, è quello dellatutela giurisdizionale. Ovvero: se si condanna con una sanzione particolarmente dura e afflittiva deve esserci la possibilità di appellarsi a un tribunale ordinario per provare a ottenere l’annullamento di quella sanzione.
Il dubbio che si pone il Tar è quello che ha riconosciuto, lo scorso dicembre, anche la Corte Europea. Questioni che riguardano grandi interessi economici o la vita professionale delle persone non può rimanere “dentro” l’alveo sportivo, ma deve poter essere ridiscusso in un tribunale ordinario.
Il secondo riguarda l’articolo 4, il famigerato articolo 4, quello sul dovere della «lealtà e della probità sportiva», una norma molto vaga ma che può provocare condanne micidiali (vedi i 30 mesi a Paratici, i 24 ad Agnelli o i 16 a Cherubini, così come i 10 punto alla Juventus).
Il Tar richiama la giurisprudenza italiana ed europea che impongono che pene così pesanti debbano essere inflitte attraverso articoli più precisi e circostanziati (il concetto di “slealtà” non basta, ci devono essere delle fattispecie più precise e con un corrispondente tabellario altrettanto preciso).
Una sentenza così grave non può essere definitiva solo al chiuso dello sport, dove – oltretutto – le nomine dei giudici non rispettano le più basilari norme di indipendenza. Cosa dirà la Corte e quanto lo dirà? Nella migliore delle ipotesi i tempi potrebbero essere di un anno e mezzo, al massimo due. il procedimento sarà lo stesso del caso Superlega e la sentenza della Corte Europea sarà inappellabile e diventerà legge per tutti gli Stati dell’Unione. Ed è probabile, vista la recente letteratura, che dia ragione ad Agnelli e Arrivabene.
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