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Alla Virtus serve Chalmers ma anche maggiore franchezza

Virtus a metà tra l’entusiasmo per l’arrivo di Chalmers e dinamiche stagionali ancora tutte da definireIn Virtus avrebbero, in teoria, tutto per essere contenti. Un proprietario facoltoso e disponibile (diversamente non sarebbe arrivato Chalmers), un pubblico invidiabile, due arene disponibili, la storia, la rivalità cittadina che alimenta l’interesse per i cesti, una stampa tutto sommato molto accondiscendente (se si è tendenzialmente benevoli verso il Bologna, che fa peggio, non c’è ragione di opporsi preventivamente a un club che ha un altro concetto di dimensione agonistica), una nomea europea che regge a dispetto delle poche vittorie ottenute negli ultimi tre lustri e mezzo. Eppure c’è un male sottile che attraversa la società. Niente di irrimediabile, intendiamoci, anche perché la stagione è tuttora apertissima e l’obiettivo dichiarato della proprietà è provare a fare qualcosa di buono almeno in Europa. Comunque, il direttore sportivo Marco Martelli non era al PalaDozza. Dirottato nella semideserta Porto San Giorgio a seguire le finali di Coppa Italia “fortitudina”. Ad accogliere Mario Chalmers tutto pavesato in bianco e nero c’era Paolo Ronci, ossia l’architetto dell’operazione, il terzo dirigente “aggiunto” da poco. Ma c’è stato chi ha notato con sorpresa l’arrivo di Alessandro Dalla Salda, non perché non c’entri, ma perché si è seduto di fianco a Massimo Zanetti. Incongruo? Tutt’altro, è l’amministratore delegato. Però la sua posizione era data un po’ in bilico nell’ultimo mese: la scelta del capitano, per esempio, con il passaggio da Quale ad Aradori, poteva essere letta come una sconfessione del suo operato. In ogni caso il manager reggiano, scelto da Luca Baraldi per superare le impasse della scorsa stagione, pare essere ritornato in buona auge a dispetto del diesse petroniano di fede bianconera che ora è stato sorpassato da Ronci (voluto da Baraldi) nella operatività dell’acquisto dell’ex stella (o stellina) NBA. Quanto regga la triade dirigenziale e chi regga non è facilissimo da pronosticare. Né è chiara la tempistica, che potrebbe essere rapidissima come no. Tra i mal di pancia ci potrebbe essere anche quello di coach Sacripanti. Oh, ci sono esempi illustri: Renzo Ulivieri piantò una “mescola” epica e insistita all’arrivo di Baggio, colpevole di alterare gli equilibri tecnico tattici del team. Così le risposte taglienti date dal tecnico canturino, per due giorni consecutivi, alle domande sul ragazzo nero nativo di Anchorage non sono un inedito, quanto meno in terra felsinea. Però, se si guarda il match con Venezia, Chalmers serve come il pane. Dispiacerà non vedere più la formidabile applicazione difensiva di Alessandro Pajola, meno rinunciare alle accensioni a intermittenza dei volubili Punter e Mbaye: non bastano una bomba o una stoppata estemporanea per guadagnarsi il Paradiso. Nell’insuccesso interno contano anche l’indecoroso finale di Moreira, uno che aveva fatto bene come la squadra nei primi due quarti, ma che ha finito balbettando come un principiante. E il coach non ha reagito, non ha trovato le contromisure alla banale ma efficace zonetta di De Raffaele.L’anno prossimo diverse cose cambieranno. Ma adesso c’è da chiudere bene una stagione e ci sono tutte le possibilità che ciò avvenga. Partendo dal presupposto che è giusto cambiare ciò che non funziona ma la continuità in una azienda è un valore fondamentale. La squadra è monca, ma probabilmente ciò dipende da tanti fattori, non ultimo il budget. Aradori, per esempio, è parso galvanizzato dal ruolo di capitano, ma il fatto che abbia difeso in modo volitivo contro Venezia significa che può farlo. Se perfino Martin toppa, al di là di condizioni fisiche precarie, vuol dire che manca sempre un soldo per fare una lira. E uno come Tony Taylor va preservato come il panda, almeno è attento, umile, collaborativo e fa quel che serve in quel momento. E’ forte, questa Virtus? Dipende, non sempre. E’ ferma? Talora, talaltra no. E’ fiera? Delle volte non sembra. Deve essere più franca, specie con sè stessa. Sennò le 4 F del simbolo non sono rispettate.

Alberto Bortolotti

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