Milan-Udinese è una sfida di cruciale importanza per la stagione del Milan. Benché sulla carta la partita risulti tutt’altro che proibitiva sia per la caratura dell’avversario, sia per il vantaggio della sfida casalinga a San Siro, i rossoneri si ritrovano infatti chiamati ad offrire una prestazione convincente da accompagnare alla più che obbligata vittoria tra le mura amiche.
Ad esporsi ad un giorno di distanza dalla partita è stato Paulo Fonseca, che ha espresso una serie di idee in merito alla partita imminente di domani sera alle 18:00 contro i friulani. In occasione della conferenza stampa del pre-partita di domani, il tecnico portoghese ha toccato diverse tematiche propedeutiche all’impegno che attende il Diavolo.
Alla luce delle 2 vittorie, 5 sconfitte e 2 sconfitte contro l’Udinese, il Milan è costretto a stare in allerta contro i Friulani nonostante l’annunciato vantaggio tecnico e mentale rappresentato dalla sfida casalinga:
Devo essere onesto, non è una statistica che ho guardato. So però che è molto difficile vincere contro l’Udinese. Domani non sarà diverso, l’Udinese è una buona squadra, gioca aggressiva ed è molto motivata. Serve il meglio per vincere domani, perché sarà una partita molto intensa e difficile.
La sconfitta rocambolesca del Franchi ha sollevato numerosi interrogativi su qual è stata la reazione della squadra rossonera per riuscire a risollevarsi dopo una debacle così netta.
Lo stesso Fonseca si è voluto esprimere per quella che è stata la sua impressione iniziale nei giorni immediatamente successivi ad una partita persa in quel modo:
Il primo giorno è stato positivo, perché non ho incontrato nessuno. Dopo partite come queste, non voglio vedere nessuno. E’ stato tutto normale, abbiamo fatto gli allenamenti del Milan Futuro. Poi sono arrivati gli altri della squadra solo nella giornata di ieri. Pensiamo già alla partita contro l’Udinese. Per me è stato molto importante parlare nella giornata di ieri di ciò che è successo a Firenze. Ho chiesto alla mia squadra di dire tutto ciò che pensavano. Io non chiudo gli occhi di fronte ai problemi, li affronto occhio ad occhio.
Alla luce di quanto si è vociferato nei suoi primi due mesi da allenatore del Milan, non si è potuto fare altro che speculare su quella che è il senso di leadership del tecnico rossonero. Fonseca stesso ha spiegato la sua idea di leadership:
Non si nota da fuori. Non faccio intravedere la mia leadership, non sono un attore. Ciò che penso lo dico faccia a faccia con ciascun giocatore negli spogliatoi. Non mi frega un cazzo di chi ho davanti quando c’è un problema. Essere un leader vuol dire affrontare un problema quando c’è qualcosa che non va.
Nel corso degli ultimi giorni, non sono mancati i colloqui tra il tecnico rossonero e Zlatan Ibrahimovic, anche se lo stesso Fonseca è risultato una sfinge per quello che riguarda quanto si sono detti:
Ho parlato con Ibra. Parliamo quasi tutti i giorni di tutto quello che succede. Siamo tornati insieme in treno dopo la partita, ed è abbastanza normale come cosa.
Per Fonseca, serve pensare al domani, senza leccarsi troppo le ferite della partita di Firenze e senza pensare alla partita che c’è dopo quella contro l’Udinese:
Vediamo domani. Ho preso molto lo spirito della squadra, per me nessun giocatore è più importante del Milan come squadra. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità quando sbagliamo. Se qualcuno non segue questo spirito squadra, diventa per me difficile lavorare. Domani magari abbiamo una partita molto difficile, non posso stare qui a pensare a quella che c’è dopo, perché non c’è proprio il tempo. Tutte le partite sono cruciali e decisive per me.
Come risposta a quello che deve essere cambiato, Paulo Fonseca non si è nascosto, esprimendo quelle che sono le sue idee in merito:
Io voglio dire la verità. È sempre difficile cambiare. Stiamo provando a cambiare. Anche io ho fatto questa riflessione e devo capire che un cambiamento grande che devo fare è quello di essere più paziente di quanto mi aspettavo. Abbiamo bisogno di tempo per cambiare, anche se si inizia a notare qualcosa di importante. Dobbiamo continuare, perché abbiamo poco tempo per allenarci.
A seguito della sconfitta di Firenze che è stata segnata dall’espulsione nel finale di Theo Hernanez, Paulo Fonseca si ritrova a dover pensare di sostituirlo sulla fascia sinistra:
Non ho ancora deciso.
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Non potevano mancare chiarimenti su chi, secondo Paulo Fonseca, è il vero capitano di questo Milan. Non mancano però delle critiche velate nei confronti di quei giocatori che potrebbero dare una mano ai principali pilastri dello spogliatoio rossonero:
Sono arrivato qui e il Milan aveva già tre capitani: Calabria, Theo Hernandez e Rafa (Leao, ndr). Io posso essere o meno d’accordo con questo, ma io ho rispettato ciò che c’era l’anno scorso e devo farlo tutt’ora. Quello che io penso è che questa squadra ha bisogno di più gente con cui condividere la leadership, che possono aiutare quelli che sono già capitani.
Christian Pulisic è il calciatore maggiormente in forma rispetto
Pulisic non sta giocando aperto in questo momento, è un trequartista a destra, è assolutamente possibile che giochi al centro.
Ad essere al centro dell’attenzione nei suoi primi due mesi in rossonero sono state le prestazioni di Emerson Royal, mai realmente convincenti secondo l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. Per Fonseca, è tutta una questione di ruolo ed interpretazione dello stesso:
L’abbiamo visto al Tottenham e giocava come difensore centrale. Qui può fare il terzino bloccato, che è il ruolo migliore per lui. Il problema è che questa struttura per lui non c’è e per come giochiamo noi con Pulisic lui ha la responsabilità di correre sulla fascia senza mai fermarsi. L’unica via di uscita per lui, secondo me, è giocare come terzino bloccato.
In risposta alla domanda conclusiva di Carlo Pellegatti in merito al suo umore, Paulo Fonseca ha spiegato quella che è la percezione della sua vita quotidiana da allenatore, in cui non ci sono solo momenti felici a cui pensare:
Mi piacerebbe divertirmi di più. Essere allenatore, non solo qui ma in generale in tutte le squadre, non è una cosa molto divertente. Non sono tutti i giorni soddisfatto, ci sono dei momenti negativi ed è difficile essere sempre col sorriso in faccia, ma una cosa la so: porto sempre la mia passione, tutti i giorni. Non cambiava la mia professione per nessun motivo. Amo quello che faccio, anche se è difficile, perché non arrivo a casa tutti i giorni col sorriso stampato in faccia.
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