La rete di Zaccagni all’ultimo respiro ha trasformato una potenziale notte da incubo nell’ennesima “notte magica” dell’Italia ad un Europeo. Una rete che nella sua bellezza ricorda quella di Del Piero di diciotto anni prima. Entrambe hanno in comune non solo la dinamica, ma anche la destinazione: grazie ad esse, il viaggio azzurro fa tappa a Berlino. La prodezza di Mattia Zaccagni, scaccia via le paure, ma non i problemi evidenti che questa Nazionale ha finora dimostrato nel proprio percorso, perché un pareggio all’ultimo respiro, contro la peggior Croazia degli ultimi dieci anni, non può e non deve passare come un’impresa, ma bensì come un dramma evitato.
La rosa a disposizione del CT non è di certo piena di stelle, l’unico fuoriclasse emerso al momento è Gigi Donnarumma, anche ieri autore di una super prestazione, proprio come contro la Spagna. Darmian e Bastoni però, non sono Chiellini e Bonucci, il Chiesa visto all’ultimo europeo resta un miraggio, sia in maglia bianconera che azzurra. La ferita lasciata dall’abbandono di Mancini pare non essersi rimarginata del tutto e la forza del gruppo sembra essere svanita. Seppur con tutti gli alibi del caso, si fa fatica a comprendere il motivo per il quale Spalletti pur avendo convocato tutti centrali da difesa a tre, nelle prime due partite si è ostinato a schierare la difesa a quattro. Nell’ultima c’è stato il cambio modulo, ma anche qui non sono mancati i “fuori ruolo”, la differenza tra centrale e braccetto appare minima, ma non lo è, ed è proprio un’incertezza di Bastoni a costarci il gol dell’1-0. Le decisioni sbagliate però, appaiono evidenti anche nella scelta dei singoli: assistere ad altri novanta minuti di Di Lorenzo in campo è stato un qualcosa che francamente noi italiani non meritavamo, il capitano del Napoli è lontano dalla condizione migliore e le alternative in panchina non mancano (Bellanova e Cambiaso).
Fagioli in pochi minuti ha dimostrato di poter far girare la squadra molto meglio di quanto faccia Jorginho, Zaccagni ha almeno due marce in più rispetto a Pellegrini e poi c’è Raspadori, del quale già si faticava a comprendere la convocazione, figuriamoci la titolarità in una gara decisiva.
Le indicazioni dunque, anche in questa partita non sono mancate, sia da chi ha giocato dall’inizio che dai subentrati. Spalletti dovrà farne tesoro e avere il coraggio di cambiare. Resettare tutto e ripartire da capo non è un qualcosa di impossibile, neanche a torneo in corso. Basti pensare all’Italia di Bearzot nell’82, diventata Campione del Mondo dopo un avvio non esaltante, o al Mondiale del ‘94, dove raggiungemmo la finale dopo il ripescaggio. Bisogna dunque ripartire dall’entusiasmo scaturito dalla rete nel finale di Zaccagni e dalla voglia di rivalsa contro il nostro avversario, la Svizzera. Seppur non in maniera diretta, è stata proprio la nazionale elvetica ad eliminarci dal Mondiale. Il primo posto nel girone di qualificazione ha costretto gli azzurri allo spareggio che sappiamo tutti com’è andato a finire. L’avversario resta comunque alla portata e un altro assist potrebbe arrivare dal tabellone, che potrebbe portare tutte le avversarie più ostiche dal lato opposto, agevolando il cammino dell’Italia quanto meno verso la finale. Non ci resta che aspettare e vedere, rimanendo fedeli al mantra Spallettiano: “Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Non c’è altra strada”.
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