Diego Armando Maradona è rimasto impresso nel cuore di tutti. Ne è tornato a parlare anche Fernando Signorini, suo preparatore atletico, ma anche amico e un confidente. Ad un anno dall’addio dell’ex Pibe de oro, è intervenuto in un’intervista a El Pais raccontando il suo Diego.
“Antonio dal Monte, capo del dipartimento di fisiologia del CONI e medico di referenza di organismi militari e sportivi di tutto il mondo, esaminò Diego e mi disse: ‘Sarebbe un ottimo collaudatore di aerei da guerra, ha una capacità inusuale di vedere quello che gli gira intorno. La sua reazione allo stimolo è più veloce di quella dei migliori sprinter’. La sua resilienza era incredibile, stavamo preparando i mondiali in Italia e non aveva preso un milligrammo di cocaina. E di notte, quando aveva i sintomi dell’astinenza, uscivamo a fare esercizi durissimi, in modo che dovesse concentrarsi solo su quello. Produceva una grandissima quantità di acido lattico, che era un modo per non pensare alla cocaina”.
COCAINA – “Maradona doveva essere un esempio. Doveva essere perfetto e quando non era in grado di rispondere alle aspettative sociali, aveva bisogno di una stampella. E quella stampella era la cocaina. Non riusciva a controllarsi perchè aveva un’inclinazione genetica alla dipendenza. Voleva liberarsene, ma non ci riusciva. Una volta mi fece chiamare, penso avesse assunto cocaina, e me la offrì, io gli dissi ‘Ah, mi chiami solo per questo? Ciao!’. Dovevo trovare il coraggio di dirgli di no. Anni più tardi il suo psicologo mi disse che ero io che gli ponevo un minimo di limite, io non me ne ero reso conto, l’ho capito solo quando Diego ha detto allo psicologo che io gli facevo paura. Ma non una paura fisica, più quella che causa un’autorità paterna”.
CHE – Diego resta un mito, non solo in Argentina, ma un po’ ovunque. “Il suo era un sentimento naturale di appartenenza al popolo. Sapeva che quando era bambino a Villa Fiorito nessun presidente era mai andato dalla sua gente a offrire qualcosa, e dire che non avevano quasi neanche l’elettricità. Era consapevole che i politici lo utilizzavano per i loro scopi. Che Guevara diceva che un buon rivoluzionario era colui che sente come proprie le ingiustizie che si commettono in ogni parte del mondo. Non so se al Che sarebbe piaciuto essere Maradona, ma a Maradona sarebbe piaciuto tantissimo essere il Che”.
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