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Patron Pistoiese arrestato: i precedenti dei 4 presidenti “in manette” nel calcio italiano

Un blitz della Guardia di Finanza ha portato all’arresto del patron della Pistoiese Maurizio De Simone. L’ultimo caso di una lista di curiosi personaggi e sedicenti imprenditori che sono finiti nei guai durante la loro presidenza nelle varie squadre del calcio italiano. Ecco i precedenti.

Maurizio De Simone – Pistoiese

Maurizio De Simone, imprenditore 44enne, è stato posto in stato di arresto lo scorso giovedì mattina presso la sede della società arancione. Il dirigente è finito al centro di un caso di presunta frode milionaria ai danni dell’Ue sui fondi del Pnrr insieme all’ex presidente dell’olandesina Stefan Lehmann. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, i due sarebbero parte di una stessa organizzazione criminale e avrebbero studiato “a tavolino” l’ingresso nella società US Pistoiese agli inizi del 2022 attraverso la società di consulenza Omav Srl dell’avellinese Omar Vecchione (finito agli arresti domiciliari). L’inchiesta delle Fiamme Gialle porta l’attenzione anche sulla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio per il bonus facciate, oltre alle già citate frodi legate ai fondi erogati dal Pnrr.

I giocatori della Pistoiese esultano dopo una vittoria (ph. Image Sport)

Felice Colombo – Milan

Il nome di Felice Colombo viene inevitabilmente associato al primo vero scandalo della storia del nostro calcio: il Totonero.
Il 23 marzo 1980, al termine della 24esima giornata di Serie A, vennero tratti in arresto dalle volanti della polizia sulla pista dello Stadio Olimpico – le cui immagini sono rimaste celebri, poiché diffuse in diretta sulla trasmissione 90° Minuto – nove calciatori e il presidente del Milan Felice Colombo. Dalle denunce di un ristoratore e di un fruttivendolo, Alvaro Trinca e Massimo Cruciani, emerse una rete di scommesse clandestine e di partite truccate da una trentina di calciatori di Serie A e B. I nomi coinvolti sono altisonanti: Bruno Giordano, Pino Wilson, Enrico Albertosi, Giorgio Morini. I primi due calciatori della Lazio, gli ultimi del Milan. Tanto che il Milan-Lazio del 6 gennaio 1980 divenne la partita simbolo della truffa. Il presidente Colombo ammise le proprie colpe dopo l’arresto

Il giovedì sera antecedente la partita mi telefonò Albertosi. Mi disse che gli avevano telefonato, non specificando però quale persona e da quale località, per dirgli che vi era la possibilità di combinare Milan-Lazio. […] Il venerdì sera, negli uffici della società, Albertosi mi disse “hanno telefonato ancora” e io alzai la mano: “Non me ne parlare nemmeno”.

[…] Quando Albertosi dopo la partita mi telefonò dicendo che un tale chiedeva un regalo perché il Milan aveva vinto, mi resi conto di aver commesso un’irregolarità, non avendo segnalato alla Lega la proposta che era stata fatta ad Albertosi. Decisi di non correre rischi e così accettai la richiesta di quel tale

Felice Colombo insieme al figlio Nicola (ph. Image Sport)

Giampietro Manenti – Parma

Quelli di Giampietro Manenti alla presidenza del Parma, nel 2015, sono stati due mesi tragicomici e surreali. Titolare della società Mapi Group con sede in Slovenia, acquisì il club gialloblù dall’imprenditore albanese Rezart Taci per 1€, promettendo ai tifosi e alla città che avrebbe ripianato i debiti e le pendenze fiscali ripetendo il mantra: “I soldi ci sono, arrivano domani”. Si rese protagonista di una bizzarra conferenza stampa in camicia a quadri, ma i bonifici non ci furono mai. Arrivò invece l’arresto della Guardia di Finanza per autoriciclaggio e concorso in tentato reimpiego di capitali illeciti e indebito utilizzo di carte di credito. L’epitaffio di Manenti alla guida del Parma rimane una passeggiata lungo via Repubblica e viale Mentana, circondato dai Carabinieri, dai giornalisti e dagli insulti dei tifosi. 

https://www.youtube.com/watch?v=YHzE-EoEWJ8&t=1s

Nicola Canonico – Foggia

L’imprenditore edile Nicola Canonico fu in grado di riaccendere la passione della tifoseria, riportando Zdeněk Zeman a Foggia. Lo stesso allenatore lasciò a fine stagione 2021-22 per divergenze con la proprietà, dopo un settimo posto. Oltre alle esperienze alla guida del Bisceglie e la fondazione del Liberty Molfetta, Canonico vanta anche un passato in politica, prima da consigliere comunale presso il Comune di Bari e poi in regione. Fu proprio la politica a metterlo nei guai: venne posto agli arresti domiciliari con la contestazione di associazione mafiosa e di voto di scambio mafioso nell’ambito di un’indagine della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

Zdenek Zeman sulla panchina del Foggia (ph. Image Sport)

Massimo Ferrero – Sampdoria

Come dimenticarsi di Massimo Ferrero. L’imprenditore rilevò la Sampdoria a titolo gratuito nel 2014 attraverso la finanziaria Sport Spettacolo Holding s.r.l. con sede a Roma, con il patto di ripianare un debito da 15 milioni di euro. Personaggio eccentrico dallo stile istrionico, fu in grado di conquistare una popolarità pressoché nazionale tanto da essere imitato dal comico Maurizio Crozza. Dopo le luci della ribalta, la situazione sportiva della Sampdoria cominciò a peggiorare e la tifoseria iniziò a contestarlo pubblicamente. La rottura definitiva arrivò al termine della stagione 2020-2021, con le dimissioni del tecnico Claudio Ranieri. A partire dal 2017, Ferrero finì nel mirino della Procura di Roma per appropriazione indebita e riciclaggio: il dirigente avrebbe utilizzato i conti correnti della Sampdoria per rimpinguare le casse delle proprie imprese di spettacolo. L’arresto e le conseguenti dimissioni da presidente nei primi giorni del dicembre 2021, con l’accusa di bancarotta fraudolenta di 4 società nel settore turistico, alberghiero e cinematografico.

Massimo Ferrero con la Kefiah della Sampdoria (ph. Image Sport)

LEGGI ANCHE: Caos Ferrero, le dichiarazioni dal carcere: “Potevo scappare ai tempi di Pechino Express

Alessio Castagnoli

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Alessio Castagnoli

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