Nelle ultime ore è stata ufficializzata la cessione di Marc Guiu dal Barcellona al Chelsea, per una cifra che si aggira intorno ai 6 milioni. Con questa cessione, il Barcellona si è ritrovato a perdere un altro profilo della propria Cantera.
Questa operazione di calciomercato, congiuntamente ad altri addii dei propri prodotti a livello di settore giovanile come quello di Ansu Fati (ceduto in prestito al Brighton) nella scorsa estate e quello di Riqui Puig nel 2022 (dirottato ai Los Angeles Galaxy negli Stati Uniti) sollevano molti interrogativi in merito a quella che è la linea dirigenziale applicata dal Barcellona negli ultimi anni.
Da decenni ormai il Barcellona risulta essere una delle migliori realtà dal punto di vista dei settori giovanili. Una conferma di ciò arriva chiaramente dalla squadra di Pep Guardiola, che era per larga parte formata da giocatori prodotti dalla propria Cantera, la cosiddetta Masia, come i vari Lionel Messi, Carles Puyol, Xavi, Andres Iniesta, Sergio Busquets, Gerard Piqué e Victor Valdés.
Anche gli investimenti di mercato di livello assoluto a livello economico non erano venuti a mancare, come per esempio gli acquisti di Neymar nel 2013 e di Luis Suarez nel 2014 (rispettivamente a circa 88 e 81 milioni di euro), ma erano sempre apparsi come degli investimenti mirati per la prosecuzione del ciclo vincente di quel Barcellona.
Sotto la gestione di Josep Maria Bartomeu, però, qualcosa si ruppe definitivamente, con investimenti di mercato sempre più discutibili non soltanto dal punto di vista strettamente sportivo, ma anche e soprattutto economico. I 135 milioni spesi per Coutinho, così come anche i 105 (più 40 di bonus) per Dembelé non hanno pagato i dividendi dal punti di vista dei risultati sportivi conseguiti dal Barcellona ai massimi livelli.
Così come anche i contratti onerosi per giocatori che non rendevano come avrebbero dovuto (su tutti gli stessi Coutinho, Dembelé e anche Antoine Griezmann nell’infelice biennio 2019-2021) o per altri che addirittura nemmeno giocavano a causa degli infortuni) sono un’altra ragione del declino finanziario del Barcellona. Tutti questi fattori sono uno dei motivi per cui non è stato possibile rinnovare il contratto di Lionel Messi nell’estate del 2021.
Nonostante i tanti debiti accumulati negli anni (secondo un articolo di Calcio Finanza, nell’ottobre 2023 si aggiravano sui 400 milioni sulla base delle parole del presidente Laporta), il Barcellona non ha badato a spese in ottica calciomercato, come dimostrato dai 50 milioni spesi per Jules Koundé (prelevato dal Siviglia), dai 45 per Robert Lewandowski (“scippato dal Bayern Monaco) e dai 58 per Raphinha (proveniente dal Leeds United), ovvero un totale di 153 milioni spesi per tre soli giocatori.
Inoltre, nonostante Robert Lewandowski si sia reso utile alla causa del Barcellona per la conquista della Liga nel 2022-2023 e nonostante il suo apporto realizzativo sia stato di tutto rispetto (59 sono stati i suoi gol in 7754 minuti complessivi giocati in due anni), viene lecito chiedersi quanto senso abbia rinunciare all’idea di provare un attaccante della Masia, decidendo invece di puntare su un attaccante che, per quanto fenomenale, sta già iniziando a presentare il conto dal punto di vista anagrafico.
Lewandowski è ormai prossimo al suo 36° compleanno ed è lecito immaginarsi che non possa ancora reggere l’urto del tempo che avanza. E chissà se la dirigenza del Barcellona avrà intenzione in futuro di iniziare ad inserire un attaccante giovane pronto a raccogliere l’eredità del centravanti polacco.
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